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Trapizzino, un caldo angolo di pizza bianca chiuso ai lati e farcito con le migliori ricette della cucina romana e italiana Una tasca di pizza ripiena di bontà. Ecco che cos’è il Trapizzino romano, una specialità inventata nel 2008 dallo chef Stefano Callegari.
Basta un morso per sentire in bocca tutto il sapore della tradizione avvolto in una pizza digeribile, morbida ed elastica, fatta a regola d’arte. Il primo Trapizzino fu quello farcito con il pollo alla cacciatora: un gusto storico, tutt’ora presente nel menu, che mette insieme con successo la pizza e una delle più famose ricette romane, per un risultato dalla bontà travolgente.
Ma perché il Trapizzino è così buono? Innanzi tutto, è un cibo pratico, costituito da una pizza bianca triangolare, chiusa ai lati a formare una tasca e riccamente farcita. Poi è fatto con il lievito madre, un ingrediente che rende l’impasto più buono e digeribile.
Il lievito madre appartiene all’antica arte di fare il pane dell’Italia meridionale, un’abilità che si tramanda da più di un secolo di generazione in generazione. Affinché il lievito madre rimanga vivo, va accudito ogni giorno nutrendolo con la farina e con l’acqua. Il risultato lo sentirai provando la base del trapizzino romano di Stefano Callegari, croccante fuori e morbida dentro, una vera e propria eccellenza preparata con dedizione e pazienza.
È il tempo uno degli elementi fondamentali per la buona riuscita dei Trapizzini di Callegari: sappi che per fare circa 10 Trapizzini ci vogliono ben due giorni, periodo necessario alla lievitazione dell’impasto e alla preparazione dei vari ripieni secondo le migliori ricette di una volta.
Una buona base, da sola, non basta a spiegare la fortuna del Trapizzino romano che, partito da un locale del famoso quartiere di Testaccio, è sbarcato persino a New York. La cura che Stefano Callegari mette da sempre nei suoi prodotti si riconosce anche nell’attenta selezione delle ricette con cui il Trapizzino viene farcito. L’obiettivo? Regalare ai clienti una vera e propria esperienza di gusto.
Ricapitolando, l’impasto del Trapizzino di Stefano Callegari è fatto usando farina di grano tenero macinata a pietra e lievito madre, mentre il ripieno è un omaggio alla cucina e ai sapori della tradizione romana. La fortuna di questa geniale intuizione che unisce la pizza con le ricette più veraci delle nostre nonne è immediata: nel giro di poco tempo, il Trapizzino smette di essere una realtà solo romana e si diffonde a Milano, Firenze, Torino e Trieste, per poi espandersi fino a New York.
Per venire incontro ai molteplici gusti dei suoi sempre più numerosi estimatori, alle tradizionali ricette romane del Trapizzino nel tempo si sono aggiunti nuovi sapori, frutto di un costante e paziente lavoro di perfezionamento e di ricerca. Adesso, però, ripercorriamo insieme la particolare storia di quest’eccellenza squisitamente italiana.
La storia del Trapizzino inizia nel 2005, quando Stefano Callegari apre una pizzeria a taglio a Roma, nella centralissima zona di Testaccio: il nome del locale è 00100. Un riferimento al codice di avviamento postale della Capitale e alla farina 00. Il locale permette a Callegari di sperimentare con la pizza al punto da inventare la squisita, divertentissima e molto ghiotta scarpetta da asporto, un prototipo del Trapizzino che mescola la bontà della pizza appena sfornata col gusto unico del sugo di casa delle nostre nonne.
Per arrivare al Trapizzino vero e proprio e ai suoi numerosi gusti, però, dobbiamo attendere il 2013: è questo il momento in cui questo ghiotto street food si emancipa dalla pizzeria 00100 per diventare un marchio a sé stante, anche grazie alla presenza di Paul Pansera. L’esperienza ventennale nel settore della ristorazione di Pansera e il talento e l’inventiva di Callegari sono gli ingredienti giusti che, mescolati, porteranno il Trapizzino a conquistare l’Italia e ad attraversare l’oceano.
Ricette scritte a mano, perfezionate nel tempo, in cui metodi personali e ingredienti segreti si mescolano insieme. È così che nasce il ripieno del Trapizzino romano. Narra la leggenda che, se si veniva a sapere di qualche signora particolarmente abile nella realizzazione di un piatto tipico della Capitale, si cercasse di parlare per lei per scoprirne tecniche e segreti.
Un’indagine sul territorio fatta con amore e passione, che spiega una volta di più perché il Trapizzino è così amato: il merito sta nella passione di Callegari per la cucina e nella sua voglia di creare un prodotto ogni volta in grado di superare se stesso.
Il Trapizzino con il Pollo alla cacciatora fu il primo a essere realizzato, ma quali sono gli altri gusti che hanno reso famoso e amato questo squisito street food? Vediamoli insieme:
A questi 5 gusti classici, nei locali di Trapizzino si affiancano i 3 abbinamenti del giorno: si tratta di proposte variabili, che risentono della stagionalità e testimoniano l’attenzione verso le materie prime e l’artigianalità racchiuse in ogni Trapizzino.
I gusti stagionali del Trapizzino sono ricette tipicamente romane, come la coda alla vaccinara, la trippa, la coratella con i carciofi, il pollo con i peperoni, la burrata con zucchine. In questa selezione non mancano opzioni vegetariane, come zucca, mandorle e pecorino o la misticanza alla romana. Tanti trapizzini dai gusti diversi, capaci di conquistare qualsiasi palato!
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